Nel 1861 la Manifattura di Lucca era una delle quattro attive in Toscana, con quelle di Firenze, di Massa Carrara e di Capraia (le ultime due cessate nel 1865). Nel 1865 la Regia Azienda per la Manifattura dei Tabacchi entrò nella sfera di controllo del Ministero delle Finanze. A quel tempo vi lavoravano 500 sigaraie a cottimo e 165 addetti: ufficiali inferiori, operai e operaie giornaliere, tutti diretti da 13 ufficiali superiori.
La produzione annua era approssimativamente di 300 quintali di sigari, 139 di polveri, 65 di trinciato.
Nel periodo immediatamente successivo all'unità d'Italia, la Manifattura di Lucca dava lavoro a 60 operaie per la produzione dei sigari Toscani e a 440 operaie per i sigari Nazionali. Si confezionavano giornalmente circa 700 chili di pezzi. La lavorazione era articolata in sei laboratori: uno per i sigari Toscani e cinque per quelli Nazionali (raccolti in tre vasti locali).
Dopo la preparazione preliminare, la foglia passava in mano alle sigaraie, che lavoravano in coppia utilizzando un tavolo di legno duro per la fasciatura, un modulo per la misurazione dei sigari e un coltello a lunetta per il taglio.
L'operazione era condivisa dalle due operaie: nel tempo in cui una componeva il ripieno e la controfasciatura, l'altra provvedeva alla fasciatura e alla spuntatura. Dopo la prima fase, le due operaie contavano i sigari, li sceglievano e li trasportavano al distendaggio, ossia alle rastrelliere a scaffali telati, per l'essiccazione. Qui altri lavoratori seguivano tale processo, che durava dagli 8 ai 15 giorni, dopodiché si passava all'impacchettatura, al mozzamento e alla pressatura. Una volta impacchettati, i sigari erano conservati su telai da dove venivano passati all'ultima fase dell'incassatura, ed infine alla spedizione.
Il processo lavorativo descritto era caratterizzato dallo scarso utilizzo di macchine, per cui l'organizzazione produttiva richiedeva un largo utilizzo di manodopera in fabbrica.
Nel 1881, il censimento della popolazione segnala, infatti, una crescita occupazionale presso la Manifattura che contava, a quella data, 1114 operai (sempre con una costante predominanza femminile), contro i 707 del decennio precedente.
Le sigaraie furono, all'inizio del Novecento, tra le prime categorie a promuovere la nascita di un'organizzazione sindacale che le rappresentasse. Nel primo decennio del Novecento lavoravano nello stabilimento lucchese, 111 operai e 1400 donne con l'aiuto di 45 macchine operatrici. La Manifattura, in questo periodo, aveva inoltre potenziato le proprie risorse energetiche con l'installazione di motori a vapore che andavano ad aggiungersi a quelli idraulici mossi dal Condotto Pubblico.
Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento le strutture dell'intero sito manifatturiero vennero sottoposte a significativi restauri e a un ampliamento con la costruzione di un nuovo edificio, quello che si affaccia ancora oggi su Piazzale Verdi.
Dopo l'accrescimento degli spazi lavorativi, si installarono nuovi macchinari e un impianto idroelettrico (anno 1933) che produceva energia pari a 50 Kw. A quell'epoca erano impiegati nella Manifattura 3000 operai che ogni anno trasformavano circa 2.000 tonnellate di tabacco in spuntature, sigari Toscani e sigarette.
L'accrescersi della produzione richiese, negli anni Quaranta, l'approntamento di una centrale termica ad olio pesante a supporto dell'energia idrica del canale, nonché la realizzazione di nuovi edifici per accogliere le officine e i servizi per il personale: il dopolavoro, l'asilo nido, la cucina interna e la Cassa di maternità.
L'impianto architettonico della Manifattura è cresciuto all'interno delle mura urbane di Lucca, inglobando edifici e spazi preesistenti, come il mulino della Cittadella, abbattuto per far posto alla nuova attività, e il cinquecentesco fabbricato dell'ex convento di San Domenico, acquistato nel 1892 dal Ministero delle Finanze e annesso allo stabilimento: le strutture del chiostro sono ancora visibili all'interno del sito industriale. Gli ex conventi offrivano, infatti, la possibilità di adattare vasti locali ad un impianto produttivo a dimensione industriale.
L'intero complesso si articola in diversi corpi di fabbrica costruiti in fasi successive identificabili grazie all'aspetto degli esterni. La parte ottocentesca a sud si riconosce per il fronte che termina a timpano, per le cornici che scandiscono i piani e per le grandi finestre allineate che, all'ultimo livello, sono sormontate da lunettoni. Gli edifici di più recente realizzazione risalgono al periodo compreso tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento, hanno tre piani fuori terra e presentano una semplice soluzione decorativa, con l'impiego di lesene e fasce marcapiano all'esterno, entro le quali si collocano lunghe file di finestre incorniciate in cemento e laterizio.
In seguito alla riforma dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato degli anni Novanta, nel 1998 la Manifattura fu sottoposta al controllo dell'Ente Tabacchi Italiani (ETI), che riorganizzò l'attività e i servizi interni.
L'ETI, divenuto nel 2002 società per azioni, fu privatizzato nel 2004 dalla British American Tobacco Italia (B.A.T.).
Dalla fine del 2004 la Manifattura Tabacchi si è trasferita nel nuovo stabilimento di Mugnano (Lucca), e nel 2006 è stata acquistata dal Gruppo Maccaferri assieme all'intero ramo della produzione del Sigaro Toscano già della BAT. Attualmente, la Manifattura tabacchi di Lucca è di proprietà della società Manifatture Sigaro Toscano S.p.a., controllata da Società Italiana Tabacchi S.r.l., di cui la SECI, holding del Gruppo Maccaferri, detiene il 58% del capitale.
Il trasferimento delle attività produttive dallo stabilimento cittadino alla periferia, pone oggi la necessità di progettare interventi di riuso degli edifici storici della Manifattura che valorizzino la loro capacità di testimoniare una storia economica e sociale non solo locale.