La Salov nacque il 14 ottobre 1919 in una Lucchesia ancora a forte vocazione agricola, dove, tuttavia, già dagli anni Sessanta dell'Ottocento e ancor più dall'inizio del Novecento, si erano affermati la lavorazione e il commercio dei prodotti agro-alimentari. Olio, vino e formaggi erano infatti richiesti non solo a livello nazionale, ma anche da continenti lontani divenuti meta e residenza di un considerevole numero di emigranti.
Fu nel periodo di crisi seguito alla Prima Guerra Mondiale che il gruppo di capaci imprenditori e produttori costituito da Giovanni Silvestrini, Eugenio De Paoli, Ermogeriano Del Papa, Annibale e Lorenzo Dell'Agnello, Dino Fontana, Michele Del Magro e Luigi Martinelli, si riunì con il comune intento di fronteggiare le difficoltà imposte dal periodo storico, dando vita alla Società Anonima Lucchese Olio e Vino. Gli obiettivi primari dell'impresa erano il commercio, l'importazione e l'esportazione di oli, vino e altri generi alimentari, oltre alla raffinazione e lavorazione delle materie prime. Nonostante la varietà delle finalità dell'azienda, il prodotto di punta fu sempre l'olio.
Nel 1923 venne eletto presidente Giovanni Silvestrini, imprenditore che portò nell'azienda il marchio della storica ditta olearia Filippo Berio, fondata a Lucca dallo stesso Berio negli anni Sessanta dell'Ottocento. La Filippo Berio & C. era stata acquista nel 1900 dallo stesso Silvestrini, il quale ne aveva scalato i vertici grazie ad una brillante carriera. L'importanza del ruolo di Silvestrini nella vita economica lucchese è testimoniato anche dalla carica di presidente della Camera di Commercio di Lucca attribuitagli dal 1905 al 1921.
Silvestrini era stato il primo sostenitore del progetto originario secondo cui la Salov sarebbe sorta per affiancare un'altra azienda, la Satro, Società Anonima Toscana Raffineria Olii. Le due imprese, fondate entrambe nel 1919, avevano in comune molti degli azionisti nonché gli amministratori ed erano complementari negli obiettivi: la Salov si sarebbe occupata della commercializzazione dei prodotti della Satro, mentre quest'ultima avrebbe ricoperto le attività principali di raffinazione e lavorazione degli oli. L'unione dei caratteri industriale e commerciale delle due società fu un punto di forza nel superamento delle criticità incontrate dal settore oleario negli anni Venti sui mercati esteri e per la concorrenza straniera.
Nel corso degli anni Venti e Trenta la Salov dette dimostrazione di saper fronteggiare la crisi anche grazie alla modernizzazione dei propri metodi produttivi e alle richieste provenienti dagli emigrati all'estero, soprattutto dal Nord America. La crisi mondiale del 1929 ebbe comunque delle ripercussioni anche sull'azienda lucchese, la quale, tuttavia, nel periodo autarchico del Fascismo, riuscì ad aumentare la propria produzione.
Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale la Salov oltre alla principale attività di raffinazione e commercio di olio, si occupava di lavorazione del latte e del vino nella sua cantina di Poggibonsi (Siena) e di produzione di saponi.
Durante il periodo bellico le esportazioni di olio verso le Americhe, il Regno Unito, la Bulgaria e altri paesi in conflitto o chiusi al commercio con l'Italia, subirono una battuta d'arresto che ebbe influenze negative sullo sviluppo aziendale. Ciò nonostante, un'attenta e lungimirante politica gestionale attuata da amministratori come Fontana, Silvestrini e Fortuna, permise di traghettare l'impresa oltre la guerra, il contingentamento della produzione e l'inattività della fabbrica di imballaggi.
Nel frattempo la Satro, nata con l'idea di divenire l'azienda di riferimento della Salov, dovette fare i conti con il ribaltamento dei ruoli. Fin dagli esordi aveva, infatti, incontrato difficoltà tecniche nella costruzione dello stabilimento di Viareggio, lungo il canale Burlamacca, alle quali si erano aggiunti i problemi sui mercati, determinando una situazione nella quale la Salov divenne un indispensabile committente. Le due aziende, grazie all'abilità degli amministratori, riuscirono a trovare un equilibrio che durò fino al 1942, quando la Satro venne incorporata nella predominante Salov.
La Salov era ormai un'azienda a ciclo produttivo completo, in grado di dirigere e svolgere direttamente le diverse fasi di approvvigionamento, selezione e trasporto delle materie prime, oltre alla lavorazione e alla commercializzazione finale del prodotto. Un segno dell'affermazione e della stabilità della società fu il trasferimento della propria sede legale da Lucca a Roma, avvenuto nel 1942.
Nel 1944, durante gli ultimi momenti della guerra, furono bombardati gli stabilimenti di Viareggio, la fabbrica di imballaggi di Lucca, la cantina di Poggibonsi, oltre alle merci e le imbarcazioni che servivano per i trasporti. Anche in questa occasione l'azienda seppe trovare le risorse per la ricostruzione degli stabilimenti, ben avviata sin dal 1945, e per riprendere l'attività ad un ritmo tale che già 1946 il bilancio risultò in attivo. Anche se negli anni dopo il conflitto il settore oleario ebbe alcune difficoltà, la Salov colse le possibilità offerte dalla dinamica riapertura dei mercati internazionali e dai programmi di sostegno all'economia. In questo periodo per la distribuzione dei propri prodotti l'impresa si affidò al Gruppo Toscano Raffinatori Esportatori d'Olio, di cui facevano parte anche le ditte Bertolli e Giurlani.
Negli anni Cinquanta l'impresa decise di investire nell'acquisto di macchinari moderni, la raffineria era stata ricostruita e gli altri impianti ristrutturati e la società, sotto la presidenza di Eugenio De Paoli, poteva contare su un capitale sociale che dagli 8 milioni del 1939 era arrivato agli 80 del 1951.
Nel 1960, la Salov - diretta da Eugenio, figlio di Dino Fontana e amministratore delegato dal 1954 - trasferì di nuovo la propria sede legale a Lucca. L'accentramento degli stabilimenti e della sede in territorio lucchese segnò l'inizio di una nuova fase dinamica e innovativa per l'azienda.
Il boom economico degli anni Sessanta mutò le abitudini degli italiani anche nel consumo dell'olio, sempre più frequentemente acquistato nei negozi anziché direttamente dai produttori come era nella tradizione. Interpretando questa nuova cultura commerciale che stava prendendo piede anche in Italia, la Salov predispose una campagna pubblicitaria ad hoc. L'efficacia della promozione fu però attutita da problemi sul mercato nazionale che perdurarono fino agli anni Settanta, anche a causa del ribasso dei prezzi e della concorrenza dei paesi produttori della materia prima.
Ancora una volta la Salov affrontò il problematico momento congiunturale con un'attenta e avveduta politica di investimenti nella moderna linea di confezionamento e nella nuova raffineria, completata nel 1975. Grazie all'amministrazione oculata delle risorse, gli anni Settanta segnarono una fase positiva per la Salov, che aumentò le proprie vendite estere e nazionali di oli e l'attività della raffineria. Proprio per gestire quest'ultima divisione aziendale fu fondata la società Folima che si occupava, per conto dell'azienda lucchese, della lavorazione e del confezionamento dei prodotti commercializzati con marchi di altre ditte.
Nel corso degli anni '60 la diffusione degli studi dietecici che affermarono la superiorità dell'olio di oliva e degli oli vegetali nei confronti dei grassi animali (Seven Country Study) portarono ad un boom nei consumi degli oli di oliva anche da parte delle popolazioni non mediterranee. La Salov trasse beneficio da questa grande opportunità per una costante crescita della propria produzione e delle proprie esportazioni verso il Nord America con i marchi Filippo Berio e Francesconi, che cominciarono ad affermarsi con leader indiscussi.
Nel corso degli anni '70 ed '80 la Salov diventò il maggiore esportatore italiano di oli di oliva con la sua marca Filippo Berio.
Fin dagli anni '60 la Salov ottenne importanti risultati anche nel mercato italiano grazie all'olio Sagra curando in una prima fase solo la produzione per l'allora proprietario, la Società Farmaceutica Carlo Erba.
Nel '75 la Salov oramai realtà aziendale importante ed affermata, dedice di acquisire il marchio Sagra lasciando la distribuzione alla società Plasmon.
Nel 1985 visti i buoni risultati di vendita, Salov decide di gestire in toto la marca occupandosi, oltre che della produzione, anche della commercializzazione e della comunicazione; è di quegli anni la nota campagna "Buon olio non mente" con la mitica "Bocca della verità".
Le vendite dell'azienda aumentarono negli ultimi due decenni del Novecento grazie alla gestione lungimirante e alla serietà imprenditoriale della famiglia Fontana, che ha progressivamente acquisito quote sempre maggiori del capitale sociale (già nel 1981 ne possedeva il 51% circa), fino a raggiungere il 100% della proprietà nell'anno 2000.
Negli anni Novanta prese vita l'esperienza dell'azienda agricola “La Traversagna”: i suoi 100 ettari e le 45.000 piante di ulivo ne fanno la coltivazione più grande d'Italia. Situato nella zona collinare tra Lucca e Pisa, nell'area del Parco naturale di Migliarino - San Rossore, questo oliveto è stato concepito secondo un modello di coltura meccanizzata intensiva del CNR e risponde a specifici parametri che tengono conto della natura del territorio e delle cultivar di varietà Frantoio/Leccino/Pendolino, impiantate nel rispetto delle proporzioni indicate dal disciplinare per l'olio delle colline lucchesi. All'interno dell'azienda “La Traversagna” si trovano anche impianti per la frangitura e il confezionamento del prodotto che, pur seguendo le più aggiornate metodologie di coltivazione, è in linea con la tipica produzione olearia lucchese.
Accanto alla Salov North America Corporation ad Hackensack nel New Jersey (USA), sorta negli anni Ottanta, e alla filiare del marchio storico Filippo Berio fondata nel 2001 in Gran Bretagna, oggi la Salov conta varie consociate con l'obiettivo di rispondere al meglio alle esigenze specifiche delle aree di mercato localizzate in più di 60 paesi del mondo, tra i quali si segnalano le emergenti India, Cina e Russia.
A livello nazionale la Salov controlla direttamente tutte le fasi della propria attività e punta sulla gamma degli oli a marchio Sagra, oltre che su nuove strategie che uniscano la qualità del prodotto all'innovazione e alla ricerca sul packaging e la comunicazione.
Il 2003 è stato l'anno del trasferimento dell'impresa nei nuovi stabilimenti di Massarosa e, contestualmente, dell'inizio di una nuova fase gestionale dell'azienda che accanto al controllo della famiglia Fontana prevede un'amministrazione improntata agli indirizzi dettati dai manager.
Gli impianti a ciclo continuo di recente realizzazione occupano una superficie di 35.000 mq e comprendono la raffineria più grande d'Italia, dove si lavorano fino a 400.000 litri di olio al giorno.
La Salov è oggi una realtà consolidata che conferma con forza la propria tradizionale apertura ai mercati mondiali, e armonizza i valori di una conduzione imprenditoriale familiare, ormai giunta alla quarta generazione, con politiche manageriali di livello globale.
La recente partnership siglata con YIMIN FOODS, società controllata del colosso Bright Food di Shanghai, conferma lo slancio internazionale di Salov, e ne rafforza il suo ruolo di “educazione e diffusione” della cultura dell’olio a livello mondiale.
Questa alleanza porterà a Salov una crescita sia dal punto di vista produttivo, che commerciale e marketing, nel rispetto della tradizione e attenzione alla qualità che da sempre ispirano ogni attività del Gruppo.
1992 | Innovazione, competitività, miglioramenti |
Forte incremento dell'esportazioni. |
1986 | Premi speciali |
La società ha raggiunto la posizione di leader in Italia per la produzione e la commercializzazione degli oli di oliva e di semi, contribuendo in maniera determinante alla diffusione dell'olio di oliva nei Paesi esteri. |