Prendendo le mosse, come per ogni ricerca storica è doveroso fare, dal noto per risalire poi, gradatamente, verso il men noto e l'ignoto, si è palesata l'impossibilità di individuare un dato certo di inizio dell'impresa artigiana Pieri, ciò dovuto all'assenza nel 1800 di regimi di registrazione e di pubblicità legale delle imprese (il Registro delle Imprese è sorto infatti nel 1942 con l'entrata in vigore del Codice Civile ed a ciò si è aggiunto che l'obbligo di registrazione anagrafica delle imprese artigiane è risalente solo al 1976). E' risultato perciò d'indubbia utilità l'apprezzamento di un attestato con cui l'attività Pieri, nel 1938, fu insignita del diploma di medaglia d'oro dalla Federazione Nazionale Fascista degli Artigiani, con la seguente motivazione: "..per essere stata fondata nel 1830 e condotta senza interruzione dai discendenti dell’artiere fondatore”. Ci sono perciò ragionevoli motivi per poter supporre che siano ben sei le generazioni che si susseguono nell'esercizio dell'attività, partita come bottega artigiana agli inizi del XIX secolo, in una piccola località del Comune di Coreglia Antelminelli, tutt'oggi chiamata Pretina. E' con Pieri Luigi (1842-1928), che iniziano le notizie certe di questa attività, egli, abile impagliatore, ampliò le sue competenze, dapprima alla costruzione di infissi, poi all'assemblaggio di sedie, all'epoca chiamate dialettalmente "scranne", tanto che l'antica famiglia Pieri è ancora, nella memoria dei più anziani, ricordata come la famiglia degli "scrannarini", cioè dei "fabbricanti di sedie".
L'intraprendenza imprenditoriale di Luigi non fu una dote isolata, ma si accompagnò all'intuitiva, ciò gli permise di fabbricare un nuovo tipo di sedia, la cui originalità non fu nelle forme ornamentali, bensì proprio in quelle essenziali, creò infatti quella che, al giorno d'oggi, possiamo definire la sedia "ergonomica". Non fu quindi immeritato per Luigi il buon andamento degli affari, che lo incoraggiarono a trasferirsi a Piano di Coreglia, ove costruì la casa familiare con annesso laboratorio. Dei figli di Luigi, solo Serafino (1874-1959) prese le redini dell'attività paterna, continuandone l'esercizio.
Piano di Coreglia, oltre ad essere centro dei suoi affari, toccò le corde più sensibili del cuore di Serafino, ivi infatti conobbe e sposò Enrichetta Gioconda Laurenzi, con la quale ebbe nove figli: Alberto (1899-1988), Gemma (1900-1981), Gustavo (1902-1981), Lina (1904-1984), Davino (1907-1991), Agnese (1909-2002), Vincenzo (1912-1997), Ottavio (1914-1914) e Giuseppe (1916-1995). Durante gli anni difficili della prima guerra mondiale, l'impegno di Serafino, non disinteressato alla ricerca del lucro, si fece smaliziato e lo indusse ad intraprendere la produzione di imballaggi per munizioni, attività però non condivisa dal padre, che fu quindi presto abbandonata. Serafino seppe coinvolgere nell'attività artigiana i numerosi figli, fino a che dopo il 1920 tutta la famiglia si occupò dell'impresa. Questi anni postbellici furono di ripresa generale e soprattutto segnati da un momento fondamentale nella storia dell'impresa, l'arrivo della prima sega circolare elettrica. Il trasporto del macchinario, giunto alla stazione di Bagni di Lucca e poi portato a destinazione su di un carro a trazione animale, è inevitabilmente sintomatico del contesto sociale di quel lontano inizio secolo scorso, permettendoci di giustificare l'importanza, per l'epoca, di questo strumento elettrico, che segnò la sostanziale evoluzione della produzione: celerità, precisione ed efficienza divennero i nuovi principi ispiratori dell’attività Pieri.
Le intuibili discrepanze e divergenze nell'interpretazione del modo di lavorare il legname, fisiologiche in un'impresa che vide la partecipazione di così tante persone, indussero Davino, nei primi anni del secondo dopoguerra, ad abbandonare l'impresa paterna, per aprire, in proprio ed in concorrenza, una segheria nella vicina Fornaci di Barga. Per questo, nella prospettiva della continuità generazionale, alla morte di Serafino, il "testimone" passò solo ai figli Alberto, Gustavo, Vincenzo e Giuseppe, che assunta l'iniziale denominazione sociale "Segheria Fratelli Pieri", proseguirono l’attività sul filo della costante tendenza all'innovazione ed all'aggiornamento. Anche Gustavo però lasciò l'impresa, suggestionato dalle suadenti sirene d'oltreoceano, partì per l'America in cerca di maggior fortuna. Questa stagione per l’impresa Pieri fu importantissima e caratterizzata dalla chiusura con il passato, fu infatti abbandonata la produzione di sedie e l’attività principale divenne la fornitura di legname locale pregiato come il Noce, il Castagno ed il Ciliegio. Sollecitati inoltre dai contatti con la città, i fratelli Pieri iniziarono la lavorazione di legname estero, come il Larice, l'Abete di Moscovia, il Douglas ed il Pitch Pine, fornito dalla Ditta Andreini di Lucca. Si aggiunsero poi le lavorazioni particolari, il legno di Cipresso impiegato per gli infissi, il legno di Acacia per la fabbricazione di "mestole" destinate alle industrie tessili pratesi ed infine, per la creazione dei tipici bottoni per i giacconi Montgomery, fu lavorato il legno di Bussolo. L'impiego di macchinari come il tornio, permise di ampliare la produzione anche a manufatti in legno modanati per rifiniture di pregio. A costituire il substrato dell'attività Pieri furono la passione per il proprio lavoro e la profonda conoscenza del legname, che permisero loro, come a memoria d'uomo si ricorda, di quantificare il valore delle piante solo abbracciandone il tronco. Al di là di tal folclore estimativo, è celata una regola matematica: dall'abbraccio del tronco ne è individuato il volume approssimato, che moltiplicato per il peso specifico del tipo di legname della pianta, permette di individuarne il peso e da ciò è poi facile stimarne il valore.
Tornando alla storia di questi anni, importante da ricordare è il meccanismo di spartizione degli utili dell’impresa Pieri, distribuiti fra tutti i fratelli e le sorelle, anche se temporaneamente impossibilitati all'esercizio dell'attività o ad essa estranei perché dediti alla cura della casa familiare. Fu soprattutto il primogenito Pieri Alberto, "Ragazzo del '99" e Cavaliere di Vittorio Veneto, a lasciare trasparire questi evidenti criteri di gestione sociale, indici non trascurabili di un'attività collettiva nella quale si affermarono i valori della democrazia e della solidarietà. Seppur sempre vitali ed energici, alla fine del 1960, Alberto e Vincenzo lasciarono la ditta per sopraggiunta anzianità e si affiancò a Giuseppe, appena terminati gli studi, suo figlio Paolo.
L'impresa divenne nel 1972 "Legnami Pieri Giuseppe e Figlio", come ancora oggi la conosciamo. Il lavoro pesante non scoraggiò la moglie di Giuseppe, Notini Anna Floria, dedita anch'essa con grande entusiasmo a prestare aiuto nella segheria. L'attività Pieri non fu destinata a trasmettersi inalterata nel tempo, infatti, il crescente interesse a migliorarsi e rendersi sempre più competitivi e concorrenziali, mostrò inevitabilmente i difetti essenziali dell'assetto dell'impresa, che necessitò intimamente di investimenti, modernità, svecchiamento. Sotto la spinta innovatrice di Paolo, i locali furono ampliati, i magazzini rimodernati, i macchinari sostituiti. La prevalente attività dell'impresa si spostò nella fornitura di materiale nel campo dell'edilizia e nella predisposizione per l'assemblaggio di manufatti semilavorati. Alla morte di Giuseppe, Paolo continuò l'attività, prima in società con la moglie Togneri Daniela, poi anche con due dei loro figli, Emanuele e Simona. L'attività sempre in evoluzione si aprì in questo periodo anche alla vendita di prefabbricati in legno. L'improvvisa morte di Paolo ha segnato il passaggio dell'impresa artigiana Pieri alla sesta generazione, continuando con la moglie Daniela, con i figli Emanuele e Simona e con il marito di Simona, Valerio Amadei. Presto, appena raggiunta la maggiore età, entrerà in società anche il più piccolo dei figli di Paolo e Daniela, Matteo. Il resto è storia recente. Al termine, è da sottolineare, come la crescita dell'impresa Pieri sia da sempre stata esito di un processo di sviluppo naturale, frutto di un impegno agguerrito e vivace, tramandato di generazione in generazione, per circa due secoli di storia.
2007 | Premi speciali |
Operante da 177 anni sul territorio e la cui titolarità è passata di padre in figlio fino ai giorni nostri. |
2010 | Premi speciali |
Impresa che vanta un'anzianità minima di 150 anni e che è iscritta nel Registro nazionale delle imprese storiche |