Le Officine Lenzi, benché da tempo dismesse, sono ancora oggi un significativo segno dell’industria nel tessuto urbano del sobborgo di S. Concordio, a due passi dalle mura urbane di Lucca, che ha generato fino a 400 posti di lavoro e una produzione di carpenteria pesante (ponti stradali, ferroviari e tralicci, ecc.) di notevole rilievo.
La società in nome collettivo Guglielmo Lenzi e C. fu costituita con atto rogato l’8 giugno 1922 dal notaio Cesare Graziani tra Guglielmo Lenzi di Pistoia e Gino Grossi di Livorno. L’impresa aveva un capitale sociale di 100.000 lire, di cui l’80% conferito dal socio Grossi e il 20% dal socio Lenzi. Grossi fece recesso dalla società nel 1929, mentre nella fondazione erano entrati in società anche i suoi due generi l’Ing. Giuseppe Landucci e il Rag. Giovanni Vajo, quest’ultimo nominato procuratore nel 1928.
Il nome Officine meccaniche Lenzi S.a.s. fu coniato il 4 marzo 1930 quando i soci Lenzi, Landucci e Vajo trasformarono la società preesistente in una in accomandita semplice, con socio accomandatario e amministratore unico Guglielmo Lenzi e gli altri due come accomandanti. Con lo stesso atto era entrato nell’impresa in qualità di socio accomandante anche l’ingegnere Alberto Guermani di Firenze.
La società era proprietaria di uno stabilimento per la lavorazione del ferro, di numerosi macchinari e di un capannone destinato a magazzini ed altri usi; la fabbrica molto vicina alla stazione, si avvaleva di due binari di raccordo alla linea ferroviaria Firenze-Viareggio e questo agevolava sia l’arrivo dei materiali grezzi e dell’acciaio sia la partenza dei manufatti pronti.
Con la guerra e precisamente il 6 gennaio del 1944 la fabbrica fu colpita dal primo bombardamento e subì gravi danni. I successivi bombardamenti distrussero gli impianti e la ridussero ad un ammasso di macerie.
Nel settembre del 1944, quando Lucca fu liberata, furono immediatamente iniziati i lavori di ripristino e dopo appena due mesi le Officine Meccaniche Lenzi, erano in grado di riprendere, sia pure con ritmo ridotto, la propria attività.
Verso la fine del 1945 lo stabilimento era nuovamente in piena efficienza e successivamente nel 1947 ci fu un ampliamento: fu costruito un nuovo reparto di 3000 mq coperti per costruire e riparare i vagoni ferroviari per trasporto merci.
Negli anni 50 erano entrati nella Società i figli: l’Ing. Zeffiro Lenzi, il Dr. Cesare Landucci, il Rag. Gino Vajo e Franco Guermani. In questo periodo si ebbe un nuovo sviluppo e fu raggiunto un alto grado di specializzazione nella carpenteria pesante che portò all'aggiudicazione della realizzazione di grandi manufatti in Italia tralicci per elettrodotti, ponti stradali e ferroviari fissi o girevoli, carri-ponte, silos, dighe e nel mondo: capannoni industriali, centrali termoelettriche, cavalcavia, raffinerie di idrocarburi, serbatoi aerei di grandi dimensioni per lo stoccaggio di liquidi. I principali clienti erano: le Ferrovie dello Stato, la Marina, l’Areonautica, la Saint-Gobain,Solvay, la Selt-Valdarno (Enel), la Società Montecatini S.p.a. e tante altri.
Negli stessi anni allo Stabilimento di S. Concordio si aggiunsero altre due succursali:
Inoltre nel 1956 era stata assorbita anche la Fonderia Magni, nota fabbrica di campane di Lucca.
Dalla costituzione dell’azienda all’inizio anni 60 il gruppo fu continuamente in crescita, arrivando ad occupare più di 350 lavoratori. Per l’economia lucchese rappresentava un realtà produttiva molto importante. Inoltre molte erano le manifestazioni sociali a favore delle famiglie che avvenivano all’interno della fabbrica, fra cui la tradizionale Festa della Befana in cui venivano invitati tutti i bambini e veniva consegnato loro un grosso pacco pieno di doni.
Questi anni furono i migliori e furono eseguiti importanti lavori sia in Italia (ne rimangono ancora oggi molti visibili) che all’estero, divenendo un punto di riferimento nel settore delle costruzioni carpenterie metalliche.
Dopo il 1965 iniziarono le prime difficoltà dovute sia agli aspri conflitti sindacali dell’epoca che alla scarsa redditività dei lavori acquisiti, a seguito della concorrenza da parte di aziende a larga partecipazione statale, allora più attente alle politiche dell’occupazione che a quelle del profitto.
Il 9 dicembre del 1966 ci fu il primo sciopero all’interno delle Officine Lenzi per divergenze sul trattamento del “cottimo” tra la commissione interna e la Dirigenza, questo segnò l’inizio di un lungo periodo di crisi che porterà a licenziamenti, ad altri scioperi, con conseguenti ritardi nella produzione dei lavori e multe da pagare per non avere rispettato i termini di consegna richiesti dai clienti. Questo provocò il ricorso alla cassa integrazione guadagni per la sospensione a zero di 27 dipendenti. L’azienda dovette ridurre l’orario di lavoro a tre giorni settimanali per tutto il personale dipendente e fu preannunciato un ulteriore licenziamento di altre 50 unità.
Nel 1967 per scongiurare ulteriori provvedimenti fu chiesto aiuto all’Amministrazione Comunale cittadina che prese contatto con il Ministero dell’industria,del commercio e dell’artigianato (allora Andreotti), con il Dicastero delle partecipazioni statali, dei lavori pubblici e dei trasporti per ottenere congrue commesse di lavoro, onde rimediare all’incresciosa situazione dei licenziamenti.
Fu anche richiesto un aiuto finanziario, ma il Ministero delle partecipazioni statali specificò che non era possibile alcun intervento da parte dell’IRI, né da altri enti di gestione, in quanto le risorse finanziarie erano totalmente impegnate nell’attuazione di programmi già approvati dal Parlamento (vedi assemblea –resoconto stenografico. seduta del14/7/1967 –Senato della Repubblica). Eravamo ormai nel 1968, in piena crisi anche per molte altre aziende e così, conseguentemente, nel 1969 la società fu ammessa alla procedura di amministrazione controllata; un anno dopo si tentò ancora di salvare la fabbrica si ebbero due aumenti di capitale e successivamente l’azienda si trasformò nella società per azioni Officine meccaniche Lenzi s.p.a. con l’ingegner Zeffiro Siro Lenzi alla presidenza (6 giugno 1970).
In questo periodo l’opificio impiegava ancora più di 200 operai e produceva un massimo di 800-1000 tonnellate di materiale al mese. L’attività produttiva era ancora ampia e comprendeva progettazione, costruzione e montaggio di carpenterie in acciaio e costruzioni per grandi infrastrutture.
In seguito all’assemblea straordinaria del 17 settembre 1971 si adottò il nuovo nome della società: Lenzi-Costruzioni metalliche s.p.a.
La crisi si riprese drammatica agli inizi del 1974, periodo di depressione economica generale e nonostante i tentativi fatti dall’azienda, dalle amministrazioni pubbliche e dai sindacati per uscire dalle difficoltà, nel giugno del 1974 la “ Lenzi-Costruzioni metalliche” chiese al Tribunale di Lucca di essere nuovamente ammessa alla procedura di amministrazione controllata. Le problematiche dopo un anno parvero superate, grazie all’ingresso di un nuovo gruppo finanziario, ad accordi con i creditori e con i dipendenti per il pagamento delle competenze arretrate e all’impegno a non ridurre i posti di lavoro. Si mise così in atto una politica volta al recupero e allo sviluppo dell’attività e fu modificata ancora una volta la ragione sociale in “Nuova Lenzi-Costruzioni metalliche” società per azioni. Tali misure non riuscirono, tuttavia, ad arginare la crisi aziendale che culminò con l’occupazione della fabbrica da parte degli operai. Si giunse alla dichiarazione di fallimento con sentenza del Tribunale di Lucca del 29 agosto 1975.
La fabbrica continuò ad essere occupata continuativamente fino all’ottobre 1976, ma poco dopo chiuse definitivamente.