Nell’anno 1960, imprenditori e professionisti toscani fondano la società per la “costruzione, trasformazione, armamento, demolizione e vendita di navi e natanti, l’esercizio dei cantieri navali e l’industria meccanica in genere nonché ogni altra operazione industriale, commerciale e finanziaria connessa”. La Spa prende il nome di Società Esercizio Cantieri, con sede a Firenze, in via Martelli, che gestisce un cantiere navale situato a Viareggio, adiacente al molo meridionale, specializzato nella costruzioni di imbarcazioni a uso della pesca.
Fra i soci fondatori emerge ben presto la figura di Mario Ieri, commerciante pistoiese residente a Milano, che nel 1965 possiede già 10.200 azioni sulle 20.000 di capitale sociale rivalutato nel ’63, dopo la minima dotazione finanziaria di avvio. Proprio nel ’65, per assicurare “un congruo finaziamento” della società, viene decisa l’emissione di un prestito obbligazionario di 200 milioni di lire.
Gli anni’70 del ’900 segnano un incremento della produzione della SEC, sempre concentrata nella costruzione di imbarcazioni per la pesca. Mario Ieri, che nel frattempo è diventato amministratore unico e socio di maggioranza, con l’altra socia Giovanna Avanti, della Giva Sas di Firenze, porta avanti una politica di ristrutturazione dell’azienda. Egli, nel 1967, ottiene la concessione da parte del Demanio dello Stato, per l’occupazione di 33.760 mq nella “Darsena Nuova a mezzogiorno della radice del molo sud del porto di Viareggio”, e intraprende un importante intervento edilizio. Nell’area situata fra l’arenile e la via dei Pescatori, vengono costruiti due palazzine per gli uffici e per i servizi e due capannoni in ferro per le officine di saldatura e per il deposito dei materiali. Vengono inoltre ristrutturati tre vecchi capannoni e trasformati nel corpo principale del cantiere e attrezzati gli ambienti esterni, nonché restaurati altri edifici preesistenti per i laboratori.
La produzione principale dell’azienda si concentra sulla costruzione di rimorchiatori, motopescherecci e tonniere, per il mercato interno, specialmente nel sud dell’Italia, ma anche per quello estero, soprattutto per i porti delle coste atlantiche della Francia e per i paesi del nord Europa, quali la Svezia e la Danimarca.
Nel 1977, un manager quarantenne, originario di Udine, prende in mano le redini dell’azienda e la trasforma in una società che possa dialogare alla pari con il mercato internazionale e, soprattutto, con quello extraeuropeo. Per agevolare tale operazione, egli promuove un importante aumento di capitale della società dettato anche da una sensibile ripresa registrata nell’anno precedente. Dopo avere sottoscritto la maggioranza assoluta delle nuove azioni, Pozzo chiama alla presidenza della società Giovanni Pieraccini, un parlamentare viareggino di area socialista con grande esperienza nel settore per essere stato, fra il 1973 e il 1974, ministro della Marina mercantile per il quarto Governo Ruomor. Pieraccini rimane alla SEC fino al 1997; i venti anni della sua presidenza e della direzione Pozzo della società si caratterizzano con il mutamento delle attività del cantiere, che alla produzione tradizionale affiancano la costruzione di chemical tankers e di navi di grandi dimensioni per il trasporto dei trailers, e con l’allargamento a livello mondiale della committenza. Per tutte le commissioni, basta ricordarequella del Governo somalo prima, del Ministero degli affari esteri poi, per la costruzione di 6 pescherecci, espletata dal 1979 al 1987.
Una prima crisi, del 1992, impone il ridimensionamento del personale dell’azienda, per più di un terzo del totale degli addetti. Ma questo è il primo segnale di un malessere più ampio e che corrisponde alla difficoltà di competere con la concorrenza estera. Per questo motivo, dal ’92 al ’96 viene realizzata quella che i dirigenti SEC chiamano la “rivoluzione copernicana” dell’impresa.
Per costruire navi più grandi degli scali a disposizione si riorganizza la sede centrale e le controllate del settore, la Oram di La Spezia, le aree ex Benetti di Viareggio, le aree in concessione a Livorno, a Pisa e a Genova, per suddividere le fasi di lavorazione e predisporre un montaggio in mare aperto dei prefabbricati. Ma l’organizzazione di un “cantiere diffuso” presuppone la presenza di un indotto flessibile e specializzato che spesso viene a mancare. Inoltre, i vantaggi offerti dall’utilizzo delle tecnologie digitali e dalla certificazione dei prodotti non vengono sfruttati appieno dall’azienda.
La conseguenza è che il progetto non decolla e la rescissione di alcune importanti commesse mette a nudo i problemi connessi con le scelte aziendali. Di lì a poco, i creditori imporranno un’amministrazione controllata della società e il suo successivo fallimento.