In epoca medievale la manifattura e il commercio delle sete svolsero un ruolo primario nell’economia lucchese, raggiungendo un’importanza internazionale. La lavorazione serica fu importata a Lucca dall’Italia meridionale verosimilmente intorno al 1000 e già nel XII secolo la produzione aveva raggiunto un alto livello qualitativo, tale da essere venduta nelle fiere della Champagne. La lavorazione e la tessitura della seta furono sostenute da un dinamico sistema bancario e commerciale e dalla presenza sulle piazze estere di mercanti-imprenditori che si occupavano dell’importazione a Lucca di materie prime e dell’esportazione di prodotti finiti preziosi, destinati alle più elevate classi sociali. La disponibilità di capitali fu messa a frutto dai mercanti lucchesi per le attività del cambio e le maggiori corti europee si rivolsero ai banchieri lucchesi per ottenere prestiti.
La Corte dei mercanti, documentata sin dal 1182, era nata come associazione di addetti alla lavorazione e al commercio in generale, e aveva giurisdizione sull’esercizio delle arti e delle professioni. Ne facevano parte, oltre ai commercianti e manifattori della seta, quelli della lana, degli ori e degli argenti, le compagnie commerciali, banchieri e sensali, speziali, fondachieri, navicellai, cuoiai e manifattori del ferro. Nel XIII secolo gli addetti dell’Arte della Seta di Lucca erano tra 12.000 e 20.000; dalla seconda metà del Duecento i mercati si ampliarono fino a raggiungere, tra le varie mete, Bruges, Parigi e l’Inghilterra, per arrivare più tardi a Lione, Anversa e Avignone. I setaioli lucchesi all’inizio del Trecento furono costretti ad esportare le proprie conoscenze tecniche sulla lavorazione delle sete in diverse città, tra cui Bologna, a causa delle agitazioni politiche che scossero Lucca. In questo momento storico iniziò una fase di crisi che nei secoli seguenti investì progressivamente il settore del commercio e in particolare quello legato ai tessuti serici. Nel Settecento la decadenza del setificio era ormai irreversibile, anche se l’attività continuò, seppur in forme minori, nelle piccole filande rimaste attive in Lucchesia fino alla prima metà del Novecento.
L’esperienza maturata nei traffici mercantili e finanziari ha contribuito ad alimentare il bagaglio di conoscenze imprenditoriali e commerciali al quale i lucchesi attingono ancora oggi. Nel centro storico della città si trovano, infatti, attività e negozi che possono vantare una storia secolare e sono testimonianze delle numerosissime botteghe commerciali e artigiane che anticamente occupavano i loggiati aperti ai piani terreni dei palazzi medievali cittadini.
Il territorio lucchese è stato fin dall’antichità votato anche all’agricoltura, rimasta per secoli il settore predominante. L’aristocrazia lucchese, che aveva costruito la propria residenza di campagna, controllava vasti appezzamenti fondiari dai quali i contadini ottenevano gli ortaggi e le materie prime - cereali, olive e vino - che venivano lavorate nei mulini, nei frantoi e nelle cantine di proprietà nobiliare. Questa economia rurale rimase in una condizione di staticità fino a dopo l’Unità d’Italia, quando la proprietà terriera si frantumò in numerosissimi piccoli appezzamenti in seguito al declino delle aristocrazie locali.