Da avviato centro tipografico a patria del settore cartario
E’ il settore che, oggi, meglio rappresenta la realtà economica lucchese con aziende che sono ai massimi livelli mondiali e che costituisce una delle maggiori voci di export in provincia. E anche se i documenti rivelano che l’arte di fabbricare carta “bambacina” di papiro era conosciuta nello stato lucchese già dal XIII° secolo, solo a partire dal cinquecento si può parlare di seri tentativi di introdurre la produzione della carta nel nostro territorio. Anche un altro tentativo, fatto nel 1408, risultò poi infruttuoso, dopo che Prospero Serconforti era riuscito ad ottenere un’esenzione dalle gabelle sugli stracci, utili per produrre carta, per avviare una cartiera a Ponte a Serraglio in Val di Lima.
Si arrivò, così, al 1549, senza alcuna iniziativa stabile nel settore cartario, quando Vincenzo Busdraghi chiese e poi ottenne, anche se a distanza di dieci anni, l’autorizzazione ad impiantare una cartiera nello stato di Lucca, in regime di monopolio e con la concessione di esenzioni dalle gabelle per quindici anni, per facilitare l’avvio di un’attività ritenuta importante anche per la Repubblica. Per il Busdraghi tale concessione gli avrebbe permesso di produrre carta per rifornire la sua avviatissima tipografia e per questo acquistò un vecchio molino a Villa Basilica dove l’abbondanza di acqua di ottima qualità e di legname, rendevano più economica la produzione. Ma le difficoltà si rivelarono ancora difficili da superare e così, l’impresa del Busdraghi naufragò presto, anche se, grazie ai Buonvisi, nel 1573, potè continuare usufruendo sempre della protezione dello Stato, e stavolta il tentativo riuscì. Il settore decollò, tanto da convincere i governanti lucchesi, nel 1627, a decretare la fine del monopolio della carta. Fu, però, solo del 1657, che avvenne la nascita della seconda cartiera dello Stato lucchese, ad Anchiano, a cui poi ne seguirono altre a Villa Basilica, Vorno e Piegaio. Ma l’ostacolo maggiore allo sviluppo del settore, si rivelò la scarsità della materia prima, gli stracci, i cui costi divennero, per molti, proibitivi. Si arrivò, così, al 1823 quando, a Villa Basilica, casualmente venne inventata dal farmacista Stefano Franchi, la carta-paglia, la famosa “carta gialla da imballo”, da un composto fatto con la paglia, la calcina e l’acqua. Fu la svolta per il settore che trovò un prodotto di facile rifornimento e dai costi contenuti e questo permise alle zone di Villa Basilica e di Pescia di espandersi velocemente. Fu così che, nel 1911, in provincia, si poterono contare 106 cartiere, anche se prevalentemente “artigianali” e a conduzione familiare, con 1.400 occupati circa e con la carta-paglia che rappresentava il prodotto principe con 65.000 quintali di produzione l’anno. Un colpo al settore lo dette, nel 1928, la nuova suddivisione geografica imposta dal regime con il passaggio della Val di Nievole, Pescia compresa, nella costituenda provincia di Pistoia e così, negli anni cinquanta, le industrie della carta e cartotecnica erano scese a 88 con circa 1.180 occupati. Ma la nuova svolta era vicina e già nel 1957 le aziende cartarie erano salite a 134. Nuove tecnologie sviluppate sul territorio e il potenziamento dell’autostrada Firenze-mare favorì il ricollocamento e la concentrazione delle aziende cartarie tra i comuni di Altopascio, Porcari e Capannori, dove la facilità di trasporto e degli approvvigionamenti, oltrechè gli incentivi pubblici, fecero salire il numero delle aziende, nel 1971, a 211 con oltre 4.000 occupati. Poi la crisi del settore degli anni settanta e il bando nazionale alla “carta-paglia” imposero un rinnovamento alle aziende locali che seppero riconvertirsi prontamente con opportuni investimenti e modifiche organizzative, diventando leader nel settore a livello mondiale nel tissue e nel cartone ondulato, con prodotti e marchi divenuti di grande uso quotidiano ovunque.
Ma ancora prima del settore cartario, nella Repubblica di Lucca si sviluppò il settore tipografico, grazie allo spirito liberale che la caratterizzava e che attirò in città i primi scrittori, producendo dai propri torchi molti capolavori italiani che hanno fatto storia. Si generò, così, una tradizione tutta lucchese con una miriade di piccole tipografie in centro e in periferia, da cui poi nacque anche l’esigenza di avere anche una produzione di carta locale. La cura dell’arte tipografa lucchese, dall’uso di caratteri e carta speciale, unita alla maestria dei suoi primi “artifices” ebbe uno dei primi importanti riconoscimenti pubblici con la pubblicazione, nel 1477, della celebre opera dei “Trionfi” del Petrarca da parte di Bartolomeo Civitali e dalla prima pubblicazione in Italia, nel 1758, de “L’Encyclopedie” “illuminata” di Diderot e D’Alambert che tanto smosse le coscienze.
E complice questa lunga tradizione nel settore della carta, da oltre un secolo, la provincia annovera anche i migliori maestri della cartapesta per una tradizione che si rinnova annualmente dietro ad un fenomeno di “costume”, come ormai è diventato il Carnevale di Viareggio, un evento mondiale, grazie proprio alla dimensione dei carri e all’accuratezza della lavorazione della cartapesta che li rende unici e affascinanti.