Il turismo al servizio dello sviluppo del territorio
Il territorio provinciale vanta una tradizione plurisecolare come zona turistica per eccellenza e questo ha consentito lo sviluppo di attività e servizi a sostegno del flusso di visitatori che in ogni epoca sono passati dal nostro territorio, prima in qualità di pellegrini e fedeli ed oggi di semplici vacanzieri. Inizialmente. furono le terme di Bagni di Lucca a richiamare personalità di spicco del panorama internazionale, dai sovrani a personaggi illustri in ogni campo, a partire dall’imperatore Barbarossa che le visitò personalmente nel XIII secolo o dal poeta Ariosto che, tre secoli dopo, si faceva portare nella sua rocca di Castelnuovo bisacce di acqua termale, fino al braccio destro del re francese, Michel de Montaigne, che qui venne a curarsi, riuscendo a guarire da un brutto male, che lo portò ad esaltarne le peculiarità nei suoi famosi scritti, fino alla più recente risistemazione voluta dai Baciocchi nell’ottocento. Un secolo dopo, invece, ebbe inizio lo sviluppo della costa versiliese che raggiunse l’apice negli anni sessanta, quando Viareggio e Forte dei Marmi divennero la mèta preferita del jet-set italiano, dai nobili ai maggiori industriali ne fecero nascere quel mito che ancora oggi rieccheggia nelle note di “Sapore di sale” della Versilia come capitale italiana delle vacanze. Nacquero, così, i grandi alberghi, come il Principe di Piemonte e il Royal a Viareggio e poi i locali di intrattenimento, divenuti luoghi-cult internazionali, come “La Capannina” e “La Bussola”, primi esempi di quella costellazione di locali notturni e discoteche di cui si è arricchita nel tempo la Versilia. Eppure, era solo dal 1823 che erano stati resi liberi i bagni in mare destinando la spiaggia di ponente agli uomini e quella di levante alle donne. E solo cinque anni più tardi nascevano i primi due stabilimenti balneari, il Dori e l’Oceano, distanti tra loro 65 braccia, il primo per le donne, l’altro per gli uomini. Solo in tempi più recenti, anche la città di Lucca con le sue Mura si è riscoperta mèta turistica ambìta dai visitatori provenienti da tutto il mondo, dando impulso alla crescita anche nel centro storico e nella periferia di attività e servizi a supporto come alberghi, ristoranti e trasporti.
Sicuramente, un ruolo importante nello sviluppo del territorio e che ha contribuito meglio di altri a farlo uscire dall’isolamento in cui il piccolo Stato di Lucca si era rintanato fino alle soglie dell’unità d’Italia, è stato esercitato dai servizi di trasporti. E se una volta i mezzi migliori per gli spostamenti erano il cavallo e la carrozza, con l’avvento della strada ferrata, Lucca salutò il primo treno sferragliante sulla linea Lucca-Pisa, nel 1846, prima ancora dell’unità d’Italia. Ma le difficoltà gestionali del trasporto furono tali che solo un imprenditore privato, il Balestreri dello Jutificio di Ponte a Moriano, riuscì ad imporre la sua Tramvia che, per mezzo secolo, ha cavalcato il tratto Lucca-Ponte a Moriano, principalmente per portare tanta manodopera nelle sue fabbriche, prima che i binari raggiungessero faticosamente la Garfagnana. Lo sviluppo dei mezzi di locomozione ha, comunque, pian piano decretato la fine delle corse delle diligenze e l’ultimo a resistere è stato il popolare “Quartuccio” che, con le sue carrozze, faceva la spola tra il centro storico e la prima periferia. E quando arrivarono i mezzi su quattro ruote, nel secondo dopoguerra si affacciarono a Lucca gli autobus dei “Fratelli Lazzi” che presero sede in piazza S.Martino, facendone il capolinea per le tratte di tutta la provincia. E dopo la Firenze-mare, fatta negli anni trenta, il territorio provinciale salutò con orgoglio quarant’anni dopo la realizzazione della “Bretella” tra Lucca e Viareggio che rese più celeri gli spostamenti da e verso il mare.
Di minore rilievo se rapportato ad altre realtà marittime vicine ma pur sempre importante per il territorio provinciale, è stato il trasporto via mare. I fondali non troppo profondi, infatti, se da una parte favorirono l’afflusso turistico in Versilia, dall’altra non consentirono lo sviluppo di un porto per mezzi di grandi dimensione, favorendo solo la navigazione di piccole imbarcazioni. Eppure quel punto di approdo per le barche fu importante e a lungo contestato nella storia, prima dai pisani e poi dai Fiorentini che tolsero a Lucca il porto di Motrone, costringendola a dar vita, nel cinquecento, al porto di Viareggio. Ma lo sviluppo delle comunicazioni moderne ha di fatto decretato anche la fine del sistema di collegamenti via fluviale che aveva resistito per molti secoli, consentendo di spostarsi con delle piccole imbarcazioni dal Porto della Formica a S.Concordio fino alla Maremma, passando per Pisa e Livorno, attraverso una fitta rete di canali collegati tra loro, per il trasporto di persone e soprattutto per il trasporto dei materiali e delle merci.
A parte tutta la costellazione delle imprese di servizi che, soprattutto nel novecento, si sono sviluppate come le vecchie osterie, oggi divenute rinomati ristoranti, le vecchie barberie, oggi meglio conosciuti come parrucchieri, le rinomate “lavandaie” di Vorno, c’erano i bar, o meglio i “Caffè” come si chiamavano una volta, punti di ritrovo di intellettuali e artisti come il “Caffè Caselli” o di “Carluccio”, oggi Di Simo, in via Fillungo insieme alla “Loggia dei Mercanti”, poco distante, nei locali che furono dell’antica Corte dei Mercanti e poi della “prima” Camera di Commercio lucchese, il “Caffè delle Mura” sulle Mura di Lucca fino al “Gran Caffè Margherita” a Viareggio.
A sostegno di questo vasto micro-mondo di attività imprenditoriali, che hanno fatto la fortuna della città mercantile lucchese, si è sviluppato, nel corso dei secoli, il sistema bancario, inizialmente rappresentato da due istituti il vecchio “Monte di pietà” dei lucchesi, in vita dal 1489 ed oggi Banca del Monte di Lucca e poi la Cassa di Risparmio di Lucca, nata ai tempi del duca borbonico, nel 1835, come “cassa dei lucchesi” fino alla prima grande banca di una famiglia di imprenditori lucchesi, come la Banca Bertolli, nata come deposito dei risparmi degli emigranti e con funzioni di cambiavalute e poi rilevata negli anni settanta dalla vecchia banca Commerciale. Oggi, invece, la città, forse anche per le sue capacità di risparmio, è un pullulare in centro e in periferia di sportelli bancari di ogni ordine e grandezza.