Legno

E non chiamateli “legnaioli”…

L’abbondanza di legno ha da sempre favorito l’affermarsi di un’attività di stampo artigianale della lavorazione del legno sul nostro territorio, come dimostra la presenza di una Corporazione di categoria che, benché fosse mischiata ad altre cinque arti, le principali attività mercantili lucchesi, tranne la seta, riguardava anche e soprattutto tutti i lavoratori nel settore del legno. Infatti, nella “Compagnia delle Sette Arti”, già esistente nel 1100, ben due di queste riguardavano la lavorazione del legno con i legnaioli suddivisi tra “arte fine” e “grossa”. E poiché tanti erano gli addetti del settore, era stato necessario disciplinarne il lavoro, dettando regole ferree per la tutela dei lavoratori e la concorrenza tra gli stessi, sviluppando le prime forme di solidarietà di classe e anche per la difesa dei segreti dell’arte e il rispetto della qualità richiesta. Proprio, l’esistenza di questa associazione fu la prima dimostrazione di quanto importante fosse diventata l’arte del legno in città, che continuò a svilupparsi nel corso dei secoli, dando vita anche ad una scuola di scultori e intagliatori di fama, i cosiddetti maestri d’ascia. Si sedimentò, così, nel cinquecento, una tradizione cittadina nel settore che portò, poi, nel 1608, alla creazione della “Compagnia di S.Bartolomeo” meglio conosciuta come “Confraternita dei legnaioli”, stavolta un’associazione esclusiva di categoria, comprendente padroni e lavoranti del settore e di cui si conserva lo storico statuto, che obbligava tutti gli associati al rispetto del disciplinare redatto in forma scritta, prevedendo severe punizioni, multe o addirittura espulsioni per chi compiva atti fraudolenti o non si atteneva alle regole stabilite. Le norme riguardavano anche lo svolgimento dell’arte, imponendo la solidarietà di classe tra imprenditori con forme di aiuto verso chi si trovava in difficoltà, garantendo perfino un contributo economico alle giovani donne da maritare. Un’associazione che seppe guardare lontano e che è giunta ai giorni nostri.

Ad inizio novecento lo sviluppo enorme avuto nella nostra provincia dal settore dei filati cucirini, a seguito dell’insediamento di diversi importanti cotonifici sul territorio, fece sviluppare anche il settore dei rocchetti di legno, utili per l’avvolgimento del filo, che si diffusero soprattutto al Giannotti e a Marlia, con il Rocchettificio Ricci e Marconcini a fare da capofila. Nella zona di Segromigno e dintorni, invece, come detto in altra sezione, si sviluppò enormemente dagli anni cinquanta e per un trentennio, la fabbricazione dello zoccolo di legno.

Sulla costa, invece, è sempre stata significativa l’attività nel settore da parte della cantieristica viareggina che, fino agli anni trenta, ha prodotto molte tra le più belle navi italiane in legno e che solo la crisi mondiale del settore, nel 1932, ne determinò una veloce decadenza e la sostituzione con bastimenti in ferro e acciaio. Ma come non ricordare i velieri usciti da questi cantieri, dai brigantini ai “barcobestia” che hanno fatto epoca.

Oggi, a perpetuare la tradizione dei maestri legnaioli lucchesi, ci sono i grandi mobilifici e quelle attività artigianali di pregio per la realizzazione di mobili di valore, che si avvalgono della grande presenza di boschi di castagno, il cui legno pregiato è stato il valore aggiunto della produzione locale che ha estimatori e acquirenti in ogni parte del mondo.

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