Lucca, un cantiere sempre aperto grazie alle sue mura
La città è sempre stata un cantiere aperto, grazie soprattutto alla costruzione delle sue possenti e inespugnabili mura che, nei secoli, l’hanno difesa dai nemici e questo ha permesso all’attività edilizia di svilupparsi, facendo tesoro delle tecniche edilizie in uso nelle varie epoche. Le tre cerchie di mura di cui si è circondata nel corso della storia, ma in particolare quella medievale del 1200 e quella rinascimentale del 1500, hanno dato vigore ad un settore che, ad un certo punto, si era fossilizzato per mancanza di spazi costruttivi dentro le vecchie mura, già occupati da case e torri. L’ampliamento dell’ultima cerchia muraria restituì nuovo vigore al settore rilanciando anche l’economia generale e dando lavoro a migliaia di persone. Nel tardo cinquecento, inoltre, e per tutto il settecento, il settore edilizio si caratterizzò soprattutto per la crescita esponenziale della costruzione di nuove ville signorili in campagna, nell’epoca in cui le grandi famiglie nobili, consolidati i guadagni con la seta, vollero reinvestirli in campagna, realizzando residenze estive che ancora oggi sono delle vere e proprie opere d’arte, invidiateci da tutto il mondo.
Ma quella di costruire fu un’esigenza comune ad ogni epoca e tanto importante da richiedere già fin dal 1100, la nascita di un’associazione di categoria all’interno della Corporazione delle Sette Arti, che radunava le attività con più operari in città, tra cui quella dei muratori. Un altro nuovo impulso al settore edile lo dette, ad inizio ottocento, la nuova principessa di Lucca, Elisa Baciocchi, nel tentativo di trasformare il suo principato, in una nuova Parigi: nacque così la Piazza Grande, fu avviata la sistemazione definitiva del Palazzo Ducale, fu realizzata Porta Elisa nelle mura e tante ville principesche. E quando sotto il Ducato, fu autorizzata la realizzazione della prima ferrovia Lucca-Pisa, anche la prima periferia lucchese cominciò a trasformarsi, “in barba” al secolare divieto della “tagliata” che impediva di costruire intorno alla città su un raggio di 474 metri dalle mura. E così, sorsero le prime villette in “stile liberty”, successivamente divenute di moda che caratterizzano ancora oggi la circonvallazione a ridosso della città ma che si distinguono anche nei principali centri balneari della provincia.
In epoca più vicina a noi, i muratori seppero distinguersi come la prima associazione di categoria organizzata, l’Unione degli Edili e sempre la prima a scatenare uno sciopero dei suoi iscritti nel 1901, a fronte di un periodo di crisi. Così, il settore edilizio locale, pur risentendo delle crisi economiche che ciclicamente colpivano lo stato italiano e l’economia mondiale, ha sempre saputo riprendersi, anche dopo le distruzioni avvenute nel corso dell’ultima guerra mondiale che imposero una generale ricostruzione, così come, precedentemente, si era adeguata volentieri ad assecondare il vanto del regime fascista, nel periodo in cui, furono avviate le grandi opere pubbliche.
Ma come detto, un’attività edilizia incessante si ebbe nel cinquecento, quando il cantiere per la realizzazione della terza cerchia di mura durò oltre un secolo, dando lavoro a tanta gente e facendo andare a pieno regime le fornaci per la produzione di mattoni, necessari per il rivestimento delle mura, che richiesero, oltre sei milioni di mattoni. I forni lavoravano di continuo, alimentati dal materiale estratto dalle cave di Matraia e di Guamo. Ma se per edificare le case nel centro cittadino, occorsero pietre e mattoni, talvolta riciclando il materiale di demolizione di vecchie torri crollate, di chiese ormai disfatte e anche delle vecchie Mura ormai dismesse, quando si trattò di dar vita ai centri balneari della costa versiliese, da Viareggio a Forte dei Marmi, sviluppatisi solo nel tardo ottocento sui resti di piccoli villaggi di pescatori, con materiali di nuova generazione si alimentò un settore in continua espansione che non conobbe sosta fino a tutto il boom degli anni sessanta del ventesimo secolo, creando i famosi viali in stile liberty. E fu un disastroso incendio, nel 1917, che coinvolse quasi tutti gli esercizi commerciali e balneari, allora costruiti in legno, che si affacciavano sul viale principale, a spingere la cittadina di Viareggio ad avviare una nuova stagione edilizia, stavolta in muratura.